Quello che poteva apparire come uno scherzo, era diventato un incubo per una famiglia milanese durato più di tre anni che si è concluso con una condanna per molestie e lesioni personali dolose nei confronti di una donna che dovrà risarcire le sue vittime per più di 41mila euro.
A qualsiasi ora del giorno o della notte poteva arrivare quella telefonata tanto temuta. Il più delle volte si sentiva provenire dall’altra parte della cornetta solo un respiro, niente più. Ma non sono mancate conversazioni a suon di pernacchie. Quello che poteva apparire come uno scherzo, era diventato un incubo per una famiglia milanese durato più di tre anni. La condanna in primo grado a un anno di reclusione è arrivata solo nel 2015, dopo che il telefono aveva smesso di squillare nel settembre del 2009.
La denuncia era stata fatta nel febbraio del 2006. Per la denuncia presentata dalla famiglia vittima di quelle chiamate era stata richiesta per due volte l’archiviazione, nonostante l’avessero corredata con certificati medici. Si erano fatti visitare e nell’uomo e nella donna, oltre che nella loro figlia ai tempi adolescente, erano stati riscontrati stati d’ansia e di depressione. La condanna in primo grado a un anno di reclusione è arrivata solo nel 2015, dopo che il telefono aveva smesso di squillare nel settembre del 2009.
Il giudice d’Appello aveva definito per l’autrice di quelle telefonate una provvisionale di 5mila euro per ognuna delle tre parti civili costituite. A questi sono stati aggiunti altri 8.610 per ciascuno dei membri della famiglia (con gli interessi), per un totale che supera i 41mila euro.
L’identificazione dell’autrice delle molestie è stata possibile grazie all’esame dei tabulati telefonici. Si trattava di una ex collega negli uffici comunali della donna che aveva denunciato, nonché vicina di casa. Durante un interrogatorio aveva ammesso: “Avevo un’antipatia nata da piccole incomprensioni lavorative”.