Nel corso dei decenni la musica ha cambiato molti volti. Con l’avvento del digitale, che ha stravolto il mondo della comunicazione, anche l’industria musicale è stata definitivamente tolta dai supporti fisici dei dischi e messa nei lettori mp3, restituendole l’essenza immateriale che permette di apprezzarla fino in fondo solo se ascoltata. Il passaggio ha una doppia faccia. Da una parte colloca nelle nostre tasche delle playlist personalizzate nelle quali ciascuno riflette sé stesso e può farlo con una fruibilità illimitata: dove vuole, quando vuole, chi vuole. Dall’altra parte questo ha portato la musica anche sui nostri parenti più stretti in quest’epoca, i social network. D’altronde l’arte che racconta qualcosa è quella che si adatta al tempo.
La musica è uno dei core business di TikTok fin da quando ancora si chiamava Musical.ly, appunto. Basta ascoltare tutte le musiche diventati virali sul social network per capirne delle caratteristiche comuni e ben definite. Poi on il lancio della piattaforma SoundOn che si propone di distribuire e promuovere gli artisti bypassando molte delle strutture già esistenti sul mercato, questo non può che influenzare in maniera definitiva il trend musicale. E’ il 67% degli utenti di TikTok ad utilizzare regolarmente i video della piattaforma per scoprire e ascoltare nuovi brani. Si tratta di un miliardo e mezzo di persone.
Come è cambiata dunque la musica?
L’intro strumentale ormai è quasi inesistente: gli utenti di TikTok hanno finito per considerare quelle poche battute che precedono il cantato come una perdita di tempo, e a incontrare la loro preferenza sono le tracce in cui la performance vera e propria inizia subito.
Sono superflui anche la seconda strofa della canzone, gli assoli o le eventuali variazioni successive: ciò che rende davvero famoso un brano è il cosiddetto viral moment, il breve frammento che diventa virale sui social, e tutto il resto diventa quasi ridondante.
Infatti, adesso la maggior parte delle composizioni virali sono frazionabili in frasi musicali da 10/15 secondi, ovvero la durata media di un video di TikTok. Più un ritornello può essere contenuto in una breve clip (magari creando uno slogan a effetto o una melodia perfetta per un balletto), più le possibilità che venga ripreso dal popolo dei creator aumentano. Di conseguenza, le canzoni più popolari tendono ad avere sempre gli stessi BPM, cioè lo stesso ritmo, lo stesso tempo, la stessa cadenza. E sono notevolmente più brevi.
Ma questo avviene anche nelle canzoni degli anni ’80,’90,2000. Vengono velocizzate nel ritmo per far entrare una porzione più ampia del brano all’interno della tempistica TikToktiana tramite l’effetto Sped Up che poi appare anche nella dicitura in alto accanto al titolo. E’ successo con la super virale Bloody Mary di Lady Gaga, canzone del 2011.
Il dibattito è solo agli albori, non sappiamo cosa ne pensino gli artisti di questo cambiamento. Certo è che la bellezza della sorpresa quando sei in macchina è lo speaker annuncia la tua canzone preferita è una magia senza tempo e senza eguali.