Fare ogni giorno le stesse cose, ripetere le stesse azioni: l’abitudine è bella, ma solo se non dura per sempre. In effetti una consuetudine ci rassicura, in lei troviamo rifugio ma se la perpetuiamo rischiamo di mettere a repentaglio la nostra evoluzione e quindi la nostra felicità. Questo è quanto emerge da un approfondimento pubblicato a Psychology Today dallo psichiatra Nassir Ghaemi. Secondo l’esperto infatti restare nella comfort zone troppo a lungo limita l’evoluzione e il successo personale. Ma successo non significa solo successo nella vita lavorativa o nella sfera economica. Questo è un grave errore che la nostra società fa: identificare la felicità nella realizzazione professionale e, di conseguenza, economica e sociale. In questo caso si parla di una felicità vera, duratura, che non ha a che fare con i beni materiali. Dunque, secondo lo psichiatra bisogna spezzare le abitudini almeno ogni decade, anche e soprattutto quelle ben radicate per dare una rinfrescata e una svolta al proprio stile di vita. Nello stesso articolo lo psichiatra cita il dottor David Lawrence Sackett, medico americano-canadese che, negli anni 70, diventò un ricercatore famoso, pioniere della medicina basata sull’evidenza. La sua opinione era che quando si diventa bravi a fare qualcosa (in qualsiasi ambito) significa che è giunto il momento di cambiare. Il tutto per progredire come essere umani.
L’essere umano è diviso a metà: da una parte c’è l’aspetto più curioso che ci spinge a fare cose nuove e scoprire; poi c’è la parte che mira all’evitamento, al mantenimento e alla conservazione delle abitudini e non si spinge oltre in confini della comfort zone, quel letargo invernale che se mai viene cambiato può trasformare tutta la nostra vita in un lungo inverno.